Andrea Mantegna (Isola di Carturo (Piazzola sul Brenta) 1431 - Mantova 1506)



Pala di San Zeno (1457-1460)
Olio su tavola, 200x115 cm, i tre scomparti principali, 70x92 cm, le due predelle laterali, 67x93 cm, la predella centrale
Chiesa di San Zeno, Verona

L'opera venne commissionata all'artista dall'abate della chiesa Gregorio Correr nel 1457 e costituisce la prima pala d'altare pienamente rinascimentale realizzata nel nord Italia. Si tratta di un trittico che si presenta come un'unica raffigurazione spazialmente unificata dal rapporto illusivo tra cornice lignea e architettura dipinta. L'originale unificazione spaziale si ispira probabilmente all'altare donatelliano della basilica del Santo a Padova che Andrea Mantegna ebbe certamente modo di meditare a lungo. Per altro tra le varie ricostruzioni dell'originario aspetto dell'altare di Donatello, quella più credibile prende a modello proprio quest'opera. La soluzione adottata da Mantegna ebbe un seguito importante nel Veneto, particolarmente nella produzione del cognato Giovanni Bellini che adottò la medesima soluzione di unificazione spaziale fra cornice e dipinto in diverse pale, come quella di San Giobbe (Gallerie dell'Accademia, Venezia), il Trittico per la Basilica veneziana dei Frari o la Pala di San Zaccaria (chiesa di San Zaccaria, Venezia). Nel dipinto, come nel ciclo della cappella Ovetari, oltre all'importanza dello spazio prospettico emerge molto chiaramente anche il gusto per l'antichità classica. La Sacra conversazione comprende oltre alla Vergine col Bambino i santi, da sinistra a destra, Pietro, Paolo, Giovanni Evangelista, Zeno, Benedetto, Lorenzo, Gregorio, in cui potrebbe celarsi il ritratto del committente e Giovanni Battista. Essa si svolge in un portico coperto decorato con soffitto a cassettoni, rilievi all'antica nei clipei sui pilastri e un fregio di putti con festoni sulla trabeazione. L'elegante trono della Vergine anch'esso di gusto antichizzante reinterpreta il linguaggio classico guardando al repertorio iconografico cristiano. Da notare l'inedito coronamento dello schienale che forma quasi un secondo nimbo a incorniciare il volto di Maria. Il ricco apparato decorativo marmoreo è infine vivacizzato dal motivo dei festoni di fiori e frutta in primo piano già presenti nella cappella Ovetari, come del resto il tappeto orientale qui collocato ai piedi della Vergine, particolare che verrà ampiamente ripreso in ambito veneto. L'ambientazione in cui sono inseriti i personaggi sacri serve a conferirgli un tono particolarmente aulico e solenne in cui sembra raggiunta una perfetta assimilazione del mondo classico in quello cristiano. Le tre predelle della pala raffiguranti da sinistra a destra l'Orazione nell'orto la Crocifissione e la Risurrezione sono copie ottocentesche in sostituzione degli originali portati in Francia durante il periodo napoleonico. La prima e la terza sono la Musée des Beaux Arts di Tour e la seconda al Louvre. Tra il 2007 e il 2009 l'opera è stata sottoposta ad un accurato restauro presso l'Opificio delle pietre dure di Firenze.



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